00 31/01/2006 19:17
da l'arena del 31/1/06

ALLARME RISCALDAMENTO GLOBALE. Bavaglio negli Usa allo scienziato della Nasa troppo «pessimista»
«Il clima è al punto di non ritorno»
Ricerca di un gruppo di esperti voluta dal governo inglese: «Forse già tardi per agire»


di Paolo Mozzo



Il clima mondiale fila dritto al tracollo. Il 2005 anno più caldo di sempre. La colpa? Pessimo utilizzo (nessuno è innocente) dell’energia e delle risorse. Il risultato equivale a «carestie, siccità, danni socio-economici», al «possibile crollo di interi ecosistemi». Lo conferma un rapporto del governo britannico, fondato sulle analisi di una pattuglia di superesperti. Ma dall’altra parte dell’Atlantico, dove governa George W. Bush, l’imperativo è «non far sapere». Così John Hansen, spina nel fianco della Casa Bianca in materia di ambiente, è «imbavagliato» per ordini superiori. Non è un militante di Greenpeace, ma il direttore del Goddard Institute for Space Studies, 63 anni, alla Nasa dal 1967. Ora tutte le sua dichiarazioni sono «filtrate»: perchè, spiega, «tra un po’ sarà tardi per fare qualsiasi cosa». Il riscaldamento globale avanza, dunque, ma non è «politicamente corretto» dirlo.
Londra, per ora, è pragmatica e guarda in faccia il futuro prossimo. Prossimo? Ci vorranno mille anni, ma gli effetti si avvertono già. L’«aumento di 7 metri del livello del mare» e la (per molti aspetti conseguente) caduta dalla padella a brace delle economie nei Paesi in via di sviluppo, prefigurata dal pool di esperti britannico è già percettibile. Il ministro dell’Ambiente Margaret Beckett sostiene infatti che le conclusioni del rapporto allarmeranno molti, finora convinti che si potesse evitare il peggio. «Il pubblico - dice - non ha ancora familiarizzato col fatto che potremmo raggiungere un punto di non ritorno, di cambiamenti irreversibili».
Per far sì che la temperatura media globale non aumenti di più di due gradi, la concentrazione di anidride carbonica non dovrebbe crescere oltre misura. Ma saremo al livello limite «entro i prossimi 10 anni. Nessun Paese è disposto a chiudere una centrale che fornisce l’energia necessaria all’unico scopo di risolvere il problema dell’effetto serra, dobbiamo accettare questa realtà. L’obiettivo di "frenare" il principale tra i gas-serra è quindi, temo, non realistico», conferma sir David King, consulente scientifico del governo britannico.
Sulla sponda americana le cose vanno per un altro verso. Il «povero» Hansen, prefeta di sventure pressochè certe, vede smorzato ogni tentativo di denuncia, ma spiega: «Al ritmo attuale l’aumento delle temperature implicherà cambiamenti per cui avremo un pianeta completamente diverso e sarà troppo tardi per fare qualcosa». Tesi condivisa dalla maggior parte dei suoi colleghi: «Il dibattito adesso non è più sul fatto se l’effetto serra esista, ma se il cambiamento stia avanzando tanto rapidamente che, nello spazio di decenni, per l’umanità non avrà più nulla da fare per "raddrizzarlo"», sintetizza col Washington Post. Dichiarazione, la sua, «senza filtro».
Hansen, infatti, conferma anche al New York Times di voler ignorare le restrizioni: «Pensano che il loro lavoro sia fare da censori». «Non possiamo andare avanti altri dieci anni in questo modo», dice solo pochi giorni dopo la conferma, firmata appunto dal Goddard Center, secondo cui il 2005 è stato «l’anno più caldo mai registrato» nella storia dell’umanità. Un dato statistico, e un’incognita. Per scioglierla servono diversi Hansen, scienziati che ignorino i diktat dei governi. E parlino. Arriveremo forse, comunque, tardi. Magari non «troppo tardi».