Discarica abusiva di auto sui binari abbandonati

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|Andrea|
00sabato 1 marzo 2008 15:09
Degrado e immondizia restano sulla strada ferrata che, aperta nel 1877, per 109 anni ha servito la popolazione della zona
L'Arena sabato 01 marzo 2008

L’ultimo treno è passato ventidue anni fa, ma rotaie, segnali, stazioni e caselli sono ancora al loro posto, come se fossero in attesa del ritorno dei convogli sferraglianti che un tempo vi transitavano quotidianamente.
I diciassette chilometri di rotaie tra Dossobuono e Isola della Scala sono inutilizzati dal 1986, da quando cioè, le Ferrovie dello Stato decisero di sopprimere il tronco ferroviario che costituiva la prima tratta della linea Verona- Rovigo. A sancire definitivamente la morte di quello che, all’epoca, fu definito un "ramo secco" fu il decreto numero 73 del Ministero dei trasporti del 15 aprile 1987. Da allora la ferrovia Dossobuono- Isola della Scala si è trasformata in una vera e propria linea "fantasma". Già vent’anni fa la chiusura della linea appariva controversa, visto che solo tre anni prima, nel 1983, l’armamento ferroviario era stato in parte rinnovato.
Le disposizioni ministeriali, subito dopo la chiusura, prevedevano la manutenzione continuasse: un carrello transitava settimanalmente sui binari. Prima di chiudere, la Dossobuono-Isola aveva svolto il suo servizio egregiamente per ben 109 anni.
La tratta da Dossobuono fino a Legnago, attraverso Isola della Scala, fu aperta il 6 agosto 1877. Questo ramo andava a completare l’altro, realizzato da Legnago fino a Rovigo, completando il collegamento tra capoluoghi provinciali: Verona e Rovigo. La costruzione della nuova ferrovia, ad appena 11 anni dell’ingresso del Veneto in Italia, fu fortemente caldeggiata dalle personalità politiche di allora. La posa dei binari fu promossa dalla Deputazione provinciale. Filippo Messedaglia, fratello di Angelo, deputato e senatore di origine villafranchese. Per le comunità rurali l’arrivo del treno significò l’arrivo della modernità. Prima di allora merci e passeggeri viaggiavano su carri e diligenze. Dell’attività della ferrovia Dossobuono-Isola della Scala, oggi rimangono, solo i ricordi e i ruderi. Sotto metri di erbacce, arbusti e spazzatura ci sono ancora le rotaie, così come i semafori, che davano il via libera o arrestavano i convogli, i caselli e le vecchie stazioni. Alcuni edifici sono tuttora abitati, altri, sono stati sigillati con mattoni e cemento.
L’unico edificio che non esiste più è il fabbricato viaggiatori della stazione di Isola della Scala, demolito alcuni anni fa. Ci sono ancora le ex stazioni di Castel d’Azzano e Vigasio, anche se non versano in condizioni ottimali. A Castel d’Azzano, l’area attorno al fabbricato è diventata un immondezzaio. Sacchi di nylon e rifiuti di ogni genere hanno riempito la zona vicino ai binari e quella dei bagni pubblici è una vera discarica a cielo aperto. Porte e finestre sono state sbarrate per impedire l’ingresso all’interno dei malintenzionati.
A memoria dell’attività di questo presidio restano ancora i congegni che permettevano alle sbarre del passaggio a livello di alzarsi e abbassarsi. L’ex stazione di Vigasio non se la passa meglio. Dell’ "elegante e semplice stile lombardesco" di cui parlavano le cronache all’epoca della sua inaugurazione non rimane che il ricordo. L’edificio, che avrebbe bisogno di essere sistemato, è abitato. L’area dei binari e dello scalo merci si è trasformata in un grande deposito abusivo di auto e furgoni abbandonati. «Mi sono recato», dice il vicesindaco Pietro Robbi, «sul cavalcaferrovia e ho visto che nell’area c’è di tutto. Chiederemo alle forze dell’ordine di fare gli accertamenti, dopo di che prenderemo i provvedimenti più opportuni». Sette anni fa circa il Comune aveva chiesto a Metropolis, la società delle Ferrovie dello Stato proprietaria della stazione, di poter acquistare l’edificio per destinarlo come spazio per le associazioni. «Ma la società», ricorda Robbi, «non era disposta a vendere. Attualmente il piano d’area Quadrante Europa prevede che l’ex ferrovia venga trasformata in metropolitana leggera ma, per ora, il progetto rimane solo sulla carta».
Fabio Tomelleri
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